Ho fatte diverse diligenze questa settimana a favore del S.r Gallilei come da me e senza nominar S. A., doppo ch'io resi la sua lettera al S.r Card.l Barberini; perchč ho trattato delle sue instanze col S.r Card.l Ginetti, come intimo del Papa et uno de' Cardinali della Congregazione del S.to Ufitio, col Sig.r Boccabella, Assessore della medesima Congregazione, et rimostrata la sua etā di 75 anni, la poca sanitā et il pericolo della vita a mettersi in viaggio et in quarantene, fuori della sua piccola camera e fuor d'ogni comoditā. Ma perchč questi sentono e non rispondono, n'ho trattato questa mattina con S. S.tā medesima; e doppo d'haverle rappresentato ch'egli č pronto a ubidire et a satisfare anche a quello che li sarā ordinato, mi stesi in rappresentarle assai diffusamente le medesime cose, per farle venir in compassione il povero S.r Galileo, hor mai tanto vecchio e da me amato e venerato, presupponendo che la S.tā Sua potesse haver vista ancora la lettera(882) ch'egli ha scritto al S.r Cardinal suo nipote. Ma S. S.tā mi rispose, che haveva vista la lettera, e che in somma non si poteva far di meno che non venisse a Roma. Io replicai che S. S.tā correva pericolo, per la sua etā, di non fare nč costā nč qui la causa sua, perchč con questi disagi, congiunti con il dispiacere, credevo di poterli persuadere che poteva perdersi per la via. Rispose che venisse pian piano in lettiga e con ogni suo commodo, perchč in fatti bisognava esaminar lui medesimo, e che Dio le perdonasse l'errore d'esser entrato in un intrigo come questo, doppo che S. S.tā medesima, mentr'era Cardinale, ne l'haveva liberato.
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