Molto Ill.re Sig.re e P.ron mio Col.mo
Sono tre ordinari che non tengo aviso nč lettere da V. S. molto Ill.re So che gli č briga grande lo scrivere, ma a me bastano due versi soli per consolazione.
Intorno al suo negozio, son cascato in pensiero, che non havendo mai V. S. commesso, nč in fatti nč in parole nč in scrittura, errore nč mancamento nessuno contro alla S.a Madre Chiesa, i suoi maligni persecutori non desiderino altro nč aspettino cosa pių, che lei(907) non venga a Roma, per potere alzare le grida fra la turba ignorante e trattarla da ribelle e contumace, ancorchč legitima scusa(908) la trattenga. Per tanto sarei di pensiero che facesse una gagliarda risoluzione e sforzo contro alla debolezza della etā, contro alla stagione cattiva, e si mettesse in viaggio; ma nell'istesso tempo vorrei che scrivesse una buona lettera a Nostro Signore stesso, e un'altra all'Emin.mo Sig.r Card.l Padrone con quella riverenza che so che saprā fare: e poi, raccommandandosi a Dio, se ne venga allegramente, perchč spero che habbia da superare tutte le difficoltā. Io tengo di esser superfluo in darli questo consiglio; tuttavia non ho voluto mancar con l'occasione di augurargli felicissimo l'anno 33 venturo e molti appresso, facendoli humilissima riverenza, supplicandola a ricordarmi humilissimo e devotissimo servitore alli Ser.mi Padroni miei eterni.
Di Roma, il 25 di Xmbre 1632.
Di V. S. molto Ill.reD'altra mano: Sig.r Galileo G.
Devotis.o e Oblig.mo Ser.re e Dis.loDon Benedetto Castelli.
Fuori, d'altra mano: Al molto Ill.re et Ecc.mo Sig.r e P.ron mio Col.mo
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