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      Non si studia altro che offuscar li effetti naturali per farle convenire con la mente d'Aristotile, o dove non si puole, negano gli senzi (così facieva il Cremonino a Padoa), come si la natura fosse sforsata accomodarse a Aristotile et che la sua sola philosophia habbi questo privilegio sopra tutte le altre cose, di accomodarle et regerle, et che non sia licito alla natura produr qualche novità, si Aristotile non l'à scritta. Confesso la verità, che mi ricordo, dopo haver perso trei anni a studiar la philosophia sotto li Giesuiti, mi trovai tanto innorante et più confuso che prima; et crescendo il giudizio con li anni, ho conosciuto che tutte quelle philosophie di frati et Giesuiti et tali altri non sono che un zergo di parole inventate, atto a non sciogliere mai nissuna questione ni trovar nissuna verità: et in quelle dispute non vedo mai che l'un ni l'altro conchiuda niente, benchè la verità sia una; anzi dalle volte, con tante distinzioni che si fanno, se stravaga tanto, che si non s'ha la thesi scritta, non si saprà di che si parlava prima: tanta poca convenenza hanno queste deviazioni dal proposto. Et credo, questo difetto venire per non intenderse di che cosa si parla, per non havere bone definizioni et perchè non sono nissuni principii di discorso, nelli quali s'aquieti l'animo et donde si possa didurse et risolvere: et di quelli tre che Aristotile mete, non ho mai visto nissuna questione o didursi di qualcheduno o risolversi in qualcheduno. Et come sarebbe possibile; sì non si sap (sic) che cosa sianno?


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XV. Carteggio 1633
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 485

   





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