Et male se risponde che sono li vapori che la rinfredano, perchè è impossibile che siano elevati, si non sono scaldati; et come daranno più fredo che non hanno in sè? et essendo pochissimi, come potranno rinfredar quella vastità del'aria? Una nugoleta calda, in tempo d'estate, rinfrederà tutta l'aria talmente, che li darà la virtù d'aggiaciarla sè stessa? Et quelli vapori che fanno la grandine, portati dal vento, in poca quantità, rincontrando continuamente nova aria calda, di chi riceveranno tanto freddo? Nelle cime delle montagne, nelli più sereni tempi et privi d'ogni vapore, sono fredi insuportabili: chi causa quelli freddi?
Non la tediarò di tante altre proposizioni, della verità delle quali dubito assai; anzi dirò che poca certezza trovo in tutte quelle che non sono fondate sopra le dimostrationi mathematiche o che non se verificano per li sensi. Le lasciarò a un'altra volta, per proporli duoi a terei (sic) altri dubii.
Prima, del scagliamento delli edifizii, mettendo il moto della terra, tratto di quello della rota. Benchè la ragione della vicinità della tangente alla superficie nel principio del'angolo, minore da qual si voglia tempo della caduta del grave, sia sottilissima, pare che si conceda quel che non si deve. Si può dire che quel essempio della rota non conchiuda niente per due disparità: l'una, che l'aria non si move con la rota, et sì bene con la terra; l'altra, che la pietra non pesa per tutto su la rota, come fa sopra la terra: et estimo che la ragione del scagliamento venga simplicemente del rincontro del'aria opposta, che si fa ordinariamente nella sommità della rota et dove la tangente comincia a inclinarse verso l'orizontale, che è dove il grave comincia a manco et manco pesar sopra la rota, perchè nel'altra quarta va pesando di più in più fin a quella sommità; et quella resistenza non si trova nella terra; donche li edifizii non scagliaranno, non trovando resistenza et pesando sempre egualmente sopra la superficie.
| |
|