Ben la supplicai di compatirlo e di farlo degno della sua grazia, particolarmente col restar servita d'andar considerando se havesse potuto habilitarlo a non uscir di questa casa; ma tornò a dirmi che le farebbe dare certe stanze nominatamente, che sono le migliori e le più commode di questo luogo: et io mi dichiarai che ne darei conto a S. A., per tornar anche di nuovo a supplicarla, se così m'havesse ella imposto.
Tornando a casa, ho conto in parte al medesimo Sig.r Galilei di quel che havevo ragionato col Papa, ma non gl'ho già detto per ancora che si pensi a chiamarlo al S. Offitio, perchè ero sicuro di darle un gran travaglio e di farlo vivere inquieto sino a quel tempo, massime che non si può saper per ancora quanto siano per stare a volerlo, perchè il Papa m'ha risposto, quanto alla speditione, di non saper per ancora quel che se ne possa sperare, e che si farà quel che si potrà; ancorchè il Commissario del S. Offitio rimostrasse al mio secretario pochi giorni sono, che si trattava di spedirlo quanto prima. Ma a me non piace l'impressione non punto diminuita in Sua Beatitudine. Et le bacio le mani.
Roma, 13 di Marzo 1633.
Di V. S. Ill.maS.r Balì Cioli.
Obl.mo Ser.reFranc.o Niccolini.
2444*.
ANDREA CIOLI a FRANCESCO NICCOLINI [in Roma].
[Pisa,] 17 marzo 1633.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. II, car. 147. - Minuta non autografa.
Al S.r Amb.re Niccolini.
17 di Marzo 1633.
A quel che più importa del contenuto delle lettere di V. E. de' 13 io rispondo a parte, bastandomi accennarle nel resto che S. A. le sentì hiersera tutte con estraordinaria attenzione.
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