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In proposito del Sig.r Galilei, l'offizio che V. E. ne ha ri[nnov]ato con S. Beatitud.ne(123) è parso a S. A. tanto ardente, che si è maravigliata che S. S.tà non se ne alterasse anche più di quello che V. E. rappresenta; onde si vede che ricordandosi S. Santità della familiarità che haveva prima seco il Sig.r Galilei, non lascia di compatirlo. Ma se egli habbia da essere esaminato, non pare che si possa sfuggire ch'egli non comparisca dinanzi al Tribunale del Santo Offizio; et se almeno, andandovi il giorno, potesse tornarsene la sera a casa in riguardo della sua età et non intera salute, si salverebbe forse in questa maniera dal danno che gli potrebbe fare il travaglio et il disagio della prigionia. Però questa sola replica potrà aggiugnere V. E. all'altre gagliardamente fatte a favore di lui; et piaccia a Dio che resti consolato....
2445.
GALILEO ad [ANDREA CIOLI in Pisa].
Roma, 19 marzo 1633.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. IV, car. 92. - Autografa.
Ill. mo Sig.re e Pad.ne Col.mo
Continua meco l'istessa taciturnità, nè altro si può penetrare se non quello che in termini assai generali vien raccolto dall'Ecc.mo Sig.re Ambasciatore e datone conto costà. Con una simile generalità viene anco penetrato, o per meglio dire subodorato, dal mio indefesso procuratore D. Benedetto Castelli, un miglioramento di speranze, cagionato principalmente dalle lettere del Ser.mo Padrone; onde si conclude (come anco intenderanno dal medesimo S. Ambasciatore) che sarebbe molto profittevole che l'istesso offizio fusse passato con li altri Eminentissimi del S.to Tribunale, atteso che quelli con i quali si è fatto l'havranno di obbligo referito in Congregazione.
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