Piaccia al Signore Dio che la sincerità di V. S. sia conosciuta anche appresso degli altri Signori della Congregazione, e di concedere ad essi grazia e lume tale di deliberare quello che ridondi a maggior onore di S.ta Chiesa e della verità. Con che, facendo a V. S. reverenza, le prego dal Signore perfetta sanità e ogni bene.
Firenze, 2 di Aprile 1633.
Di V. S. molto Ill.re et Ecc.maSer.re Aff.mo e Obb.mo
Mario Guiducci.
Fuori: Al molto Ill.re et Ecc.mo S.r e P.ron mio Oss.moIl S.r Galileo Galilei.
Roma.
2456.
GIOVANNI CIAMPOLI a GALILEO in Roma.
Montalto, 5 aprile 1633.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. X, car. 138-139. - Autografa.
Molto Ill.re et Ecc.mo S.r e P.ron mio Oss.mo
Ricevo la lettera di V. S., e da essa ricevo consolatione singolare. Mi rallegro che il suo famoso valore sia in cotesta Corte honorato di visite, e spero anco ch'ella sia per conoscere infinita benignità ne i superiori. Io qua la passo con sanità e quiete. Un de' maggior martelli che mi dia Roma lontana, è l'havervi presente il S.r Galileo. Chi parla con V. S. scopre sempre nuove luci nel cielo della sapientia, e non ha bisogno di desiderare il vero Apollo de gl'intelletti. Qua io posso sfogarmi con gli studii, e procuro che questo eremo di solitudine mi riesca un Parnaso di virtù. È vero che molto tempo mi vien tolto dalle cure del governo, le quali effettivamente non sono altro che materie di forche e di galea. Oh quanto sono diversi dal mio genio questi pensieri! L'assicuro che io reputo gran miseria l'haver sopra gl'huomini ius vitae et necis: però io non di meno, in paesi di confini e pieni di latrocinii, ambisco nome di rigoroso.
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