Così devo fare per servitio di Dio e della quiete pubblica. Ma che? mi ricordo anco che Apollo, deponendo la cetra, prese l'arco per sterminare i mostri, e quel grand'Alcide, che resse il cielo con Atlante, non si vergognò, per tranquillare la Libia, di cangiare il proprio corpo in forche, le proprie mani in piedi di boia, e da sè stesso strangolare in aria Anteo. Hora veda V. S. che gloria ha buscato dalla mia penna un carnefice, che volle esser pagato uno scudo per miglio di viaggio.
Ma passando a più lieta materia, non comporto già che stiano esuli da Montalto nè la poesia nè la filosofia. L'una e l'altra aspetta con impatientia amorosa il S.r Galileo, acciò, tra gl'altri privilegi che rendono famoso questo monte, ci sia ancora l'essere stato albergo di sì celebre virtuoso. Mons.r Rinuccino(160) mi scrisse che godeva della speranza datali della venuta di V. S., e la sta aspettando per honorarla con ogni soprabbondante amorevolezza. Si prepari dunque alla venuta, chè le vogliamo far tante carezze, che al sicuro la vogliamo far ringiovenire. E qui cordialissimamente la reverisco, e supplico a ricordar la mia servitù obbligatissima agl'Ecc.mi S.ri Ambasciatore et Ambasciatrice.
Di Montalto, il dì 5 di Aprile 1633.
Di V. S. molto Ill.re et Ecc.maSig.r Galil.o Galilei. Roma.
Aff.mo Ser.reGio. Ciampoli.
2457.
GERI BOCCHINERI a [GALILEO in Roma].
Firenze, 9 aprile 1633.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. X, car. 140. - Autografa.
Molto Ill.re et Ecc.mo S.r mio Oss.mo
Noi tornammo a Fiorenza, come V. S. haverà saputo, con buona salute di tutti, per grazia d'Iddio; et mi rallegro con lei di quella con che stanno le sue figliuole monache: et Suor M.a Celeste mi ha inviata l'inclusa per lei.
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