Stetti un di questi giorni, con Mons.r Venturi e S.r Mario Guiducci, dal S.r Card.l Capponi(162), che l'ama e stima infinitamente, e 'l S.r Mario le ne darà segno con certo avvertimento che li scriverà(163). Io non ho che soggiugnerle, se non che tutta la città (senza adulazione) desidera il suo ritorno, et io tanto più degl'altri quanto son maggiori gl'oblighi che li tengo, e questo però con pace di cotesti Ecc.mi Signori, i quali mi scuseranno se l'amor proprio mi fa prevaricar a desiderare cosa che sarà con scapito loro, poi che resteranno privi della sua dotta, graziosa e soavissima conversazione. La prego però a tener viva col'Ecc.ze loro la mia devota servitù, e per fine a V. S. bacio affettuosamente le mani.
Fir.e, 9 di Aprile 1633.
Di V. S. molto Ill.
Dev.mo Ser.reNiccolò Cini.
Fuori: Al molto Ill. S.r mio P.ron Oss.moIl Sig.r Galileo Galilei.
Roma.
2459*.
MARIA CELESTE GALILEI a [GALILEO in Roma].
Arcetri, 9 aprile 1633.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. XIII, car. 173. - Autografa.
Molto Ill.re et Amatiss.mo Sig.r Padre,
Sabato passato veddi la lettera che V. S. scrisse al S.r Andrea Arrighetti, e particolarmente mi dette gran contento quel sentire, che ella non solo si vada conservando in sanità, ma che più presto va guadagnando qualcosa con l'aiuto della quiete dell'animo che gode, mentre che spera placida e presta spedizione del suo negozio. Del tutto sia sempre lodato Dio benedetto, dal quale principalmente derivano queste grazie.
Hebbi anco molto caro di intender che V. S. presentò la mia lettera all'Ecc.ma Sig.ra Ambasciatrice, dal che fo conseguenza non esser stato sconvenevole, come temevo, il domandarle quella grazia, la quale con il suo favore spero di ottenere, promettendomi la sua incomparabil cortesia ogni possibile diligenza per impetrarla.
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