Desidero che V. S. supplisca per me con far seco i dovuti complimenti: et oltre a questo da V. S. desidero nuove grazie, non per me sola, ma per S.r Arcangiola, la quale, per grazia di Dio, oggi a 3 settimane, che sarà l'ultimo del presente, deve lasciar l'offizio di Provveditora, nel quale fino a qui ha speso cento scudi e da vantaggio; et essendo in obligo di lasciarne 25 in conservo alle nuove Provveditore, nè havendo assegnamento di nessuno, io vorrei, con licenza di V. S., accomodarnela di quelli che tengo di suo, tanto che questa nave si conduca in porto, chè veramente senza l'aiuto di V. S. non arrivava nè meno alla metà del viaggio. Ma non occorre ch'io mi affatichi in esagerar questo, quando sarà dichiarato il tutto con dire che tutto il bene che haviamo, chè ne haviamo tanto, o quello che possiamo sperare e desiderare, l'haviamo e speriamo da lei, dalla sua più che ordinaria amorevolezza e carità, con la quale, oltre all'haver compitamente sodisfatto all'obligo di allogarne, continuamente ne sovviene tanto benignamente in tutti i nostri bisogni. Ma V. S. vede che la remunerazione gliene dà per noi Dio benedetto, al quale piaccia pure, con la sua conservazione e prosperità, di mantener lei e noi lungo tempo felici.
Il dolore eccessivo che sento in un dente m'impedisce il poter più lungamente scrivere, sì che non gli darò altra nuova se non che Gioseppo va migliorando e che noi tutte stiamo bene, insieme con la Piera, e tutte la salutiamo affettuosamente.
Di S. Matteo in Arcetri, li 9 di Aprile 1633.
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