Di V. S. molto Ill.
Fig.la Aff.maSuor M.a Celeste.
2460.
MARIO GUIDUCCI a GALILEO in Roma.
Firenze, 9 aprile 1633.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. X, car. 142. - Autografa.
Molto Ill.re et Ecc.mo S.r e P.ron mio Oss.mo
Col solito contento ho veduto per la sua gratissima la continuazione delle buone speranze di felice esito de' suoi negozi, che al Signore Dio piaccia sia anche presto. Qui si è sparso voce, e esce ancora da i medesimi partigiani del Cav.re Chiaramonti(164), che il detto matematico è chiamato a Roma, e si discorre per metterlo a fronte con V. S. Ecc.ma Circa il qual particolare ragionandone l'altro giorno con l'Eminentiss.o S.r Card.le C.(165), mi disse che in tal caso sarebbe di parere, che quando il detto Cavaliere avesse proposto i suoi dubbi avanti a' Signori della Congregazione, V. S. domandasse prima se essi vogliono che ella dia la risposta che le pare aggiustata a solvere tali argomenti, o no; e se dicono di sì, come per necessità pare che devano dire, allora risolvergli con la sua solita chiarezza: e questo dice S. E. che può far colpo negli animi di que' Signori, sì per mostrar la modestia, sì ancora perchè, impetrata la licenzia, potrà con più franchezza ribattere i soffismi e le fallacie dell'avversario.
Quanto allo scrivere a S. E., mi pare che ora V. S. lo debba fare, con ringraziarla dell'onore fattole in leggere il libro e dargli tanta lode quanta io le ho significato con mie lettere; e può soggiugnere: Piacesse a Dio che gli altri Em.mi suoi colleghi fussero stati del medesimo sentimento che S. E., cioè di leggere prima il libro che formarne concetto sinistro.
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