Il lunedì sera Suor Maria Celeste ricevette le lettere, et il martedì mattina mi favorì mandarmi la mia, inclusa in una sua, che in vero maggior regalo non poteva[..ai] mandarmi, che ne rendo gratie ad ambi.
Ringratio S. D. M. anchora, mentre sento li suoi negozi passino felicemente, che tanto ne ho sempre sperato, e spero ottima fine. Intendo che un certo Cav.r Chiaramonti, quale dovette far contro, sia chiamato ancho esso a Roma(188): bella sarebbe che intervenissi come a' pifferi di montagna! chi sa, così al resto! Non si mancha di fare continove orationi per la sanità, quiete e presto ritorno di V. S. E., non solo tutti di casa mia, ma in particolare Suor Serafina, quali tutti la salutano cordialissimamente.
Circha quello io li accennavo volerli dire, è che il nostro Sig.r Vincenzo(189), sendo creditore di suo padre(190), della somma più di 40 d., decorsi delli d. 2 il mese che li doveva di provisione ottenuta già da i Consiglieri, come lei sa, e per questo effetto havendoli più volte chiesti e fatti chiedere, il padre faceva formicone di sorbo; finalmente il detto Vincenzo mandò a far gravare il padre per detta somma: ma il padre fu lesto, e non si lasciò gravare, e citò il figliuolo a' Consiglieri; a dove Vincenzo hebbe la sententia contro in questa maniera: cioè feciono che il padre non fussi più obligato a darli detti d. 2 il mese, ma che li d. 40 già maturi glieli deva pagare in tempo e termine di venti mesi a ragione di d. 2 il mese e non altrimenti; e feciono una bella fistiata a Vincenzo, dicendoli che andassi a lavorare: sì che elli restò brutto e molto confuso; et io dissi che bene li stava e prudentemente sentenziato.
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