Vale.
Aquis-Sextiis, VI Eid. Mai., anno M. DC. XXXIII.
2501.
GERI BOCCHINERI a GALILEO in Roma.
Firenze, 12 maggio 1633.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. X, car. 168. - Autografa.
Molto Ill.re et Ecc.mo S.r mio Oss.mo
Io non ho havuto da un gran tempo in qua consolatione eguale a quella che mi ha adesso apportata la lettera di V. S. de' 7, per la speranza ben fondata che mi dà che le persecutioni et le calunnie o macchine de' suoi nemici habbiano a rimaner senza frutto, perchè alla fine si possono comportar volentieri quei disagi che si sostengono per difesa, mantenimento et forse augumento della reputatione, come haverà fatto V. S., che più tosto haverà guadagnato che scapitato nell'infortunio occorsole. Mi si accresce la contentezza(232), nel sentire che V. S. creda con le prossime lettere di potermi avvisare l'ultimatione di questo suo negozio. Anche il Ser.mo Padrone ha inteso il tutto con gusto; et la città, dirò tutta, si rallegra di questi avvisi, nè sono bastante io solo a rispondere a tanti amici che mi domandano di lei. Sia lodato Iddio di tutto.
Ho caro che il S.r Cav.re Buonamici(233) venga spesso a visitarla.
Al S.r Vincenzo io mando ogni volta le lettere che V. S. mi scrive; nè si maravigli se forse non vede lettere di lui, perchè egli non può nemeno scrivere a noi, poi che il Casentino, come ogni altro luogo dello Stato, ci ha levato il commerzio, nè ci può venir gente. Ma V. S. non faccia per questo mal concetto di [n.. perchè] il numero de' morti va più tosto sempre scemando, non eccedendo nella città quello di 4 o 5 al più il giorno, et molte volte sono 3, 2 et uno.
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