Di Poggibonzi intendo che era estinto affatto, essendovi stato là e ritrovandovisi ancora il S.r Canonico Cini(287), nè ho sentito che sia passato a Staggia: ma la gente spaurita dice assai più che non è. Et in quanto a me, reputerei per V. S. molto più sicuro lo starsene nella sua villa che a Siena e che anche in Roma, perchè non credo che in alcun luogo ella sia per goder quiete come in villa sua, dove non si è mai approssimato questo male e dove può aversi ottima cura. Non credo che la troppa brama di rivederla presto mi offuschi il giudizio: tuttavia ella ha da deliberare quello che le parrà più a proposito. E qui facendole riverenza, le prego dal Signore Dio ogni maggior felicità e contento.
Firenze, 4 di Giugno 1633.
Di V. S. molto Ill.re et Ecc.maAff.mo e Obb.mo Ser.re
Mario Guiducci.
Fuori: Al molto Ill.re et Ecc.mo Sig.r e P.ron mio Oss.moIl Sig.r Galileo Galilei.
Roma.
2537*.
DINO PERI a [GALILEO in Roma].
Firenze, 4 giugno 1633.
Bibl. Est. in Modena. Raccolta Campori. Autografi, B.a LXXXIV, n.° 180. - Autografa.
Molto Ill.re et Ecc.mo Sig.r e P.ron mio Col.mo
Questa è la terza lettera ch'io scrivo a V. S. Ecc.ma, e voglio consegnarla al Sig.r Bocchineri, per veder se in compagnia delle sue si potessi ridurre in salvo, o pur se la mia disgratia farà capitar mal tutto il resto. Se bene io non havevo risposta, ne stavo con l'animo in pace, supponendo che, per l'amore osservantissimo ch'io le porto, ella mi favorisse di pigliarsi meco ogni sicurtà e di non affaticar maggiormente la testa, occupatissima in pensieri di estremo rilievo; ma il Sig.r Mario Guiducci mi ha letto stamattina una lettera di V. S. Ecc.ma, donde ho ritratta la mia sventura e sentito disgusto grande, mentre ella si duole ch'io non le habbia mai scritto un verso.
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