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      Mi rispose la S.tà S., che seben era un poco presto il diminuirli la pena, che nondimeno s'era contentata di permutargliene prima nel giardino di S. A., et hora a mia intercessione, in riguardo dell'autorità del Padron Ser.mo, che potesse arrivar sino a Siena, per star quivi in qualche convento a beneplacito. Io instavo che potesse, subito cessato il sospetto del contagio, trasferirsi costà, per starsene pur relegato alla sua villa; ma le parve troppo presto: et io all'hora le proposi che l'haverebbe possuto gratificar di starsene appresso a Monsignor Arcivescovo Piccolomini. Le piacque la propositione, e mi disse di contentarsene ancorchè la Congregatione non ne sapesse niente; ma che avvertissi di non vi far conversatione in cont'alcuno, comandandomi di darne parte al Sig.r Card.l Barberini, come feci, impetrando da vantaggio da S. Em.za che potesse anche andar in Duomo a' divini offizi.
      Pensa poi S. B. di permetterli fra qualche tempo che se ne vada alla Certosa di Firenze, dicendo che bisogna far pian piano et habilitarlo a poco a poco; e qui non replicai niente, per non vi far impegnar innanzi tempo la S.tà S., poichè si potran'usar quelle diligenze che egli vorrà, quando pretenda di ricorrer a nuova grazia. Ma Dio voglia che siamo a tempo anch'a questo, perchè mi par molto caduto, travagliato et afflitto. Nè dovrà in lui solo fermarsi questa tempesta, perchè essendo stato hieri da me il P. Commissario del S.Uffitio m'accennò che il P. Maestro del Sacro Palazzo, com'incorso anch'egli nel pregiuditio per la sua inavvertenza e trascurataggine in sottoscriver il libro, ne patirà qualche pena; e cotesto Inquisitor costà sarà gastigato anch'egli, perchè s'è portato malissimo, non dovendo alcuno di quelli che hanno havuto mano in questo negotio remanerne immuni.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XV. Carteggio 1633
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 485

   





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