Il Sig.r Francesco Pelagi predicò la Pasqua di Spirito Santo in Duomo, con buon plauso in parte et partibus; e se bene scese presto di pulpito, che non passorno tre prediche, nondimeno restò un poco alto più del solito: particolarmente l'altr'hieri venne a ragionamento con il Galileo, e nel discutere se la tromba d'aqqua havesse l'attione sua per impulsione o per attrattione, messe il Galileo in inconveniente, perchè nella sua opinione di detta tromba si concederebbe il vacuo. Rispose il Galileo che, se non naturale, almeno violento, non haveva difficultà di concedere il vacuo; et il Pelagi lo piccò di temerario, in voler conceder cosa negata da tutti, senza addurne ragione. Rispose il Galileo che per allora non gli sovveniva ragion più digesta se non che l'esperienza gli mostrava così, e che incolpava il proprio intelletto che non arrivasse più oltre. Replicò il Pelagi che hora non era di carnevale, che s'havesse a far le maschare, e disse al Galileo che questa sua humiltà era una maschara alla più fina superbia che sia; e ad istanza di molti lassò scandelizzato il Galileo. Hebbe ordine, per quanto ho inteso, di non entrar più in palazzo di Monsignore. Sono molte notti che non dorme, va la notte gridando e improvisando alla pazzesca, e si dubita grandemente che presto non sciolga i bracchi a fatto....
2592*.
GERI BOCCHINERI a GALILEO in Siena.
Firenze, 22 luglio 1633.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. X, car. 230. - Autografa.
Molto Ill.re et Ecc.mo S.re mio Oss.mo
Io non ho tempo di rispondere alla lettera di V. S. de' 18, perchè l'ordinario parte; et solamente posso dirle, che ho procurato finalmente di havere li vetri dello occhiale di S. A.(359), et me li sono in questo punto fatti dare, et con prima occasione li manderò bene accommodati in una scatoletta, non ci essendo tempo hora.
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