Ho portato il refe alla Sig.ra Ambasciatrice, che l'ha hauto carissimo; tengo ancora quello di V. S., e lo mandarò con la prima occasione sicura. Nel resto sento consolazione, havendo inteso il suo felice stato costì in Siena dal nostro Sig.r Raffaello Maosotti(363), quale li vive svisceratissimo, insieme col Sig.r Nardi(364).
A Brescia non ho hauto gusto di potere liberare un mio fratello(365) condannato in prigione, se bene spero ottenere la grazia qui in Roma per mezo del S.r Ambasciator Veneto(366); e fu condannato innocentissimamente, soprafatto da un testimonio, che per una dobla e una cena testificò falso, e il giudice inclinò alla condanna: inter hos tamen iudices vivendum, moriendum et, quod est durius, tacendum! Se posso ottenere la liberazione, lo farò venire a Roma. In tanto V. S. mi continovi la sua grazia, e faccia humilissima riverenza all'Ill.mo Mons.r Arcivescovo mio signore.
Roma, il 23 di Luglio 1633.
Di V. S. molto Ill.reS.r Gal.o Gal.i
Devotiss.o Oblig.mo Ser.re e Dis.loDon Bened.o Castelli.
Fuori: Al molto Ill.re Sig.r e P.ron mio Col.moIl Sig.r Galileo Galilei, p.o Fil.o di S. A. S.
Nell'Arcivescovato.
Siena.
2595.
MARIA CELESTE GALILEI a GALILEO in Siena.
Arcetri, 23 luglio 1633.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. XIII, car. 210. - Autografa.
Molto Ill.re et Amatiss.mo Sig.r Padre,
Il Sig.r Geri non mi ha per ancora potuto mandar la lettera che V. S. gl'ha scritto, essendole bisognato lasciarla al G. Duca(367): mi promette bene di procurar che io l'habbia quanto prima.
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