So che da per sè medesima può infinitamente meglio di me discorrere e penetrar queste cose, et io forse non so quel che mi dica; ma so ben che dico quello che mi detta un puro affetto in verso di lei.
Il servitore che è stato a Roma con V. S., venne qui hiermattina, esortato a ciò fare da Mess.r Giulio Ninci. Mi parve strano di non veder lettere di V. S.; pur restai appagata della scusa che per lei fece il medesimo huomo, dicendo che V. S. non sapeva che egli passasse di qua. Adesso che V. S. è senza servitore, il nostro Geppo non può star alle mosse, e vorrebbe in ogni maniera, se gli fossi concesso il passo, venir da lei, et io l'havrei caro. V. S. potrà dir il suo pensiero, chè vedrei di mandarlo con buona accompagnatura, e credo che il Sig.r Geri gli potrebbe far haver il passaporto.
Desidero anco di sapere quanta paglia si deva comprare per la muletta, perchè la Piera ha paura che non si muoia di fame, e la biada non è troppo per lei, che è bizzarra d'avanzo.
Da poi in qua che gli mandai la nota delle spese fatte per la sua casa, son corse queste che gli mando notate, oltre a i danari che ogni mese ho fatto pagare a Vincenzio Landucci, che di tutti tengo le ricevute, eccetto che di questi ultimi; nel qual tempo, sì come anco segue di presente, egli si ritrovava serrato in casa con i due figliolini, per essergli morta la moglie, per quanto si dice, di mal cattivo; che veramente si può dire che sia uscita di stento e andata a riposarsi la poverella. Egli mandò a domandarmi li 6 d. per l'amor di Dio, dicendo che si moriva di fame, et essendo anco compito il mese glieli mandai; e lui promisse la ricevuta quando fossi fuor di sospetto, e tanto procurerò che mantenga, se non altro, avanti lo sborso di quest'altri, caso che V. S. non sia qua da per sè, come dubito mediante questi eccessivi caldi che si fanno sentire.
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