Fui dall'Ecc.mo S.r Ambasciator di Toscana, il qual mi fece tanti honori, che ben conobbi qual fossi la sua gentilezza, e quanto appresso di lui potessi l'attestazione fatta da V. S. per causa mia(468). Il nostro P. Abbate D. Benedetto stassi indisposto con febbre, sono hormai 15 giorni; e sebene il male non è pericoloso, contuttociò dubito non sia per esser lungo, essendo molto lento. I medici servono al P. Abbate per medicina, cioè per trattenimento solamente, poichè del resto non vuole che in corpo gl'entri o esca cosa alcuna; et io in parte lo lodo, ma però un lenitivo (havendo egli molte materie crude nello stomaco) harei giudicato utile. Io non manco di andarlo spesso a visitare, e soggetto ordinario de' nostri ragionamenti è V. S., del quale sì come ammiriamo il sapere, così ancora stiamo gelosi della sanità.
Di già gli scrissi come in fretta havevo trascorsa l'opera di quel'amico(469), la quale mi commosse lo sdegno per le maledicenze senza sale che contiene, et il riso per le semplicità che senza numero vi si 'ncontrano. Io solamente restavo sospeso in materia delle [stel]le nuove e loro sito, per non haver possuto (stante la brevità del tempo) esaminar le repliche fatte, quali intendendo dalla sua di che momento siano, mi quieterò con l'animo, e finirò di ridere quando harò commodità di rileggerle. Intanto, per non la tediare più, gli ricordo la mia devozione, e la saluto per infinite volte da parte del P. Abbate e del S.r Rafaello Magiotti.
Roma, 20 Agosto 1633.
Di V. S. molto Ill.e et Ecc.ma
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