Sia fatto il voler d'Iddio, qual si compiacque affaticar tutta la notte Pietro et i compagni, e finalmente a suo tempo gli dette soccorso.
Quanto al convito, a noi rincrebbe d'invitarla con le tazze piene così da lontano, non per dubbio ch'il trattamento fattogli dall'ospite suo non fusse lautissimo, ma perchè la presenza di V. S. Ecc.ma sarebbe stata il vero condimento dei nostri cibi. Quel mio desiderar dal P. Abbate che la festa si facessi ben spesso, fu un voler piegare, se non vincere, quel malinconico pianeta che mi predomina, e non esser noioso con tanta mia austerità o seccaggine. Ma l'arte presto si scuopre, e la natu[ra] non si può mutare. Ecco ch'io vorrei dir cose allegre, e per la verità son forzato a scriver cose di cordoglio; cioè ch'il nostro D. Benedetto non rispose l'ordinario passato, per trovarsi a letto già sono 13 giorni con una febbretta che l'ha inquietato malamente. Ma racconsoliamoci, che appresso al veleno nasce l'antidoto: egli non è mai stato in pericolo di vita, e fra due o tre giorni sarà del tutto sano, anzi la febbre l'ha cominciato a lasciare. Pur egli m'ha dat'ordine che per questa volta io ringrazii V. S. Ecc.ma della lettera scrittagli ultimamente, quale io lessi, e veddi com'ella, per sua gentilezza, non si scorda, oltre al P. Abbate, di me e del Sig.r Nardi, che l'amiamo e riverischiamo con il cuore. Così finisco, pregandola ad onorarmi di qualche suo comando e desiderandogli da N. S. Iddio ogni contento.
Roma, il dì 23 Agos. 1633.
Hebbi nuova come il Sig.r Gieri Bocchineri rimesse li 40 S.di secondo l'ordine datogli da V. S. E.ma, e ne la ringrazio.
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