Pagina (295/485)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Roma, 5 settembre 1633.
     
      Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. VI, T. XII, car. 25-26. - Autografa.
     
      Molto Ill.re Sig.re mio P.rone Oss.mo
     
      La cortesia e gentilezza che, oltre al suo alto sapere, trovai nella persona di V. S. questo mese d'Aprile passato, quando fui in compagnia del S.re Gio. Battista Doni(496), secretario del Sacro Colleggio, a salutarla in Roma nel palazzo del Sig.re Imbasciatore di Firenze, m'ha tanto più fatto pigliare sicurtà di scriverle, coll'occasione del passaggio in cotesta città di Siena del S.re S.t Amante(497), latore della presente, gentil huomo polytropos, il quale più d'una volta ha passato sino a i lidi più remoti del nuovo mondo, non contentandosi d'haver trascorso questo nostro non solo in persona, ma molto più ancora col nome delle sue virtù infinite, tra le quali la saprà che
     
      Tale facit carmen docta testudine, qualeCynthius impositis temperat articulis.
     
      V. S. si ricorderà facilmente ch'io le lessi una lettera, nella quale li suoi ultimi Dialoghi venivano laudati, secondo quel che meritano, da tutti questi Sig.ri Franzesi, i quali si dilettano di tali scientie. Ultimamente n'ho ricevuta un'altra dell'istesso tenore; nel fine però ci notavano un dubbio mosso da parecchi sopra quella propositione che lei fa, che l'acqua habbi il suo flusso e reflusso causato dall'inequalità dei moti delle parti della terra: le quali parti confessano che vanno con moto più accelerato, quando, scendendo il corpo della terra intorno all'orbe magno, scendono pure dette parti, che quando poi tornano indietro a salire; ma questa acceleratione non si fa se non respective al moto circa l'orbe annuo, et dette parti, comparate al corpo della terra come anco a quello dell'aqua, vanno sempre con l'istesso moto uguale: dimodocchè dicono durare fatica a potere comprendere come le parti della terra, le quali vanno sempre con l'istesso moto respetto a sè medesime et anco a l'aqua, possino imprimere in detta aqua diversità di moti, et mi pregano caldamente ch'io mi sforzi d'ottenere di V. S. qualche poco di resolutione sopra questa loro difficultà; quel ch'io in particolare imputarei ancora a summo favore, essendomi venuto l'istesso dubbio quand'io lessi questa sua divina opera, la quale posso bene chiamare così, mentre la maggior parte delle sue speculationi passano talmente la sublimità dell'ingegno humano, che possono a pena da esso essere capite, non che prodotte ed inventate.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Le opere di Galileo Galilei
Volume XV. Carteggio 1633
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 485

   





Doni Sacro Colleggio Roma Imbasciatore Firenze Siena Amante Dialoghi Franzesi