Già è tornato il P. D. Benedetto, sì come scrissi nella passata et egli di suo pugno(503) n'haverà dato ragguaglio. Questo nostro Abbate usa con me ogni sorte di cortesia, come d'introdutioni e lodi appresso questi SS. Card.li Padroni, ma quel che più m'è giovato, d'un pranzo da storpiati nella sua camera terrena, affumicata sì ma fresca, con un odore di mortadella e salame di Brescia, formaggio di tre anni e vino da pontefici. Ben rincresce a me che questi odori siano stati tardi per V. S.; ma il Padre ha pianto questa sua tardanza in presenza mia e d'altri con vive lacrime, non però senza qualche speranza di goderla a Fiorenza. Ma che vo io mescolando con il zucchero l'assensio? Per grazia, Sig.r Galileo, scrivetegli che mi faccia di queste burle appresso i Padroni, e più a quella sua tavola ben fornita, ch'io prometto lasciar da parte ogni pensiero e bever a mio bell'agio una gran tazza di vin fresco alla sanità di V. S., a chi io desidero da Dio quieta e lunga vita. Così, non havend'altra nuova, le faccio humilissima reverenza, e di tutto cuore me gli raccomando.
Di Roma, il dì 6 7mbre 1633.
Di V. S. molto Ill.re et Ecc.maDevotiss.o et Oblig.mo Servitore
Raffaello Magiotti.
Fuori: Al molto Ill.re et Ecc.mo Sig.r e P.ron mio Oss.moIl Sig.r Galileo Galilei.
Siena.
2680*.
FABIO da LAGONISSA ad ANTONIO BARBERINI in Roma.
Bruxelles, 6 settembre 1633.
Cfr. Vol. XIX, Doc. XXIV, b, 73) [Edizione Nazionale].
2681*.
NICCOLÒ FABRI DI PEIRESC a PIETRO GASSENDI in Digne.
Aix, 6-10 settembre 1633.
Bibl.
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