Di modo che, non ci essendo modo di aiutar me senza aiutar il Sig.r Niccolò, pregherei S. Eminenza a porger principalmente aiuto al Sig.r Aggiunti, e tanto più caldamente, quanto che, per esser noi amici strettissimi, io sentirei contento estremo d'ogni miglioramento delSig.r Niccolò, quando bene non fusse per seguirmene il luogo di Pisa. È ben vero, per quanto mi dicono tutti questi Signori, che la cattedra di Pisa non mi potrebbe esser tolta, e che il favore del Sig.r Cardinale andrebbe poi adoperato non per haver la lettura, ma per avvantaggiarmi nello stipendio. Si potrebbe ancora incamminar il negotio a dirittura per mettermi in Padova, e già il Sig.r Cardinale istesso mi domandò s'i' ci haverei atteso; ma perchè il Sig.r Niccolò ed io siamo una cosa istessa, devo considerare donde possa proceder maggior emolumento, dalla somma che risultasse dall'esser egli a Padova e io a Pisa, o da quella che ne venissi dal suo star a Pisa e io a Padova; e credendo noi che assai più vantaggioso fusse quello che questo stato, già che io, levato, come si dice, da sedere e d'otio, non potrei aspirare a quel che potrebbe il Sig.r Niccolò, come lettore di parecchi anni, riconosciuto di notabili provvisioni e adorno di quella facondia latina che V. S. sa, risolviamo d'accomodarci l'un l'altro con questa permuta. Non ho già trattatone strettamente per ancora col Sig.r Cardinale, per esser il negotio non ben maturo, anzi acerbo affatto, quando dalle relationi, da haversi per mezo di questi Signori e di V. S. Ecc.ma, venga troncata per un pezzo la speranza di sentir vacante la cattedra di Padova.
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