Questo passa da Siena per Firenze, dove desidera poter etiam de visu dar qualche nuova di V. S. al Mathematico delle sue Scuole(608), sì come fece per lettere sempre che V. S. fu qua in Roma. Io per altro, non havendo cosa di momento, darò una nuova forse stracca, cioè ch'in Collegio si fabbrica da un Padre Todesco(609) contro al Dialogo di V. S. un gran volume, o più tosto grand'arca per mettervi tutti gl'animali terrestri, celesti e forse aquatici. Il Todesco presta il nome e l'Orso(610) l'opera, seben ei la perderà della mano ancor la seconda volta, tentando doppo il Chiaramonte(611) di macchiare il sole. Io m'aspetto grand'autorità di Padri, grandi scritture, grand'istorie e figure, gran facciate del Dialogo tradotte in latino, e gran faccende: Dio c'aiuti! Quest'huomo sta molto ritirato: io per me credo ch'egli habbia condotta una botte in camera per non perder tempo nemeno d'andare in cantina, ma che non mancheranno aiuti, mentre tutti ci vorranno esser a parte. Così molti s'aspettano un can pezzato in fretta, senza denti, senz'occhi e tutto lingua, da pigliarsene un pezzo di spasso; et io sarei uno di quelli, se mi fusse dat'in sorte poter esser più appresso di V. S. Ecc.ma e goder della(612) sua dolce conversatione. E qui finisco, perchè il Padre è venuto per la lettera; solo ricordo ch'ella non voglia esser meco sì scarsa de' suoi comandi, sicurissima ch'io m'adopererò con ogni prontezza et amore. Nostro Signor Iddio gli conceda quiete e lunga vita per superar l'invidia.
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