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      Se V. S. potessi per mezzo nessuno far questo regalo, adesso che mi ha aguzzato l'appetito, mi sarebbe gratissimo.
      Questa volta mi conviene esser il corvo con tante male nuove, dovendo dirle che il giorno di S. Francesco morì Goro, lavoratore de i Sertini; et ha lasciato una famigliuola assai sconcia, per quanto intesi dalla moglie, che fu qui hiermattina a pregarmi ch'io dovessi darne parte a V. S. e di più ricordargli la promessa che V. S. fece al medesimo Goro et alla Antonia sua figliuola, cioè di donargli una gammurra nera quando ella si(628) maritava. Adesso è alle strette, e domenica, che sarà domani, dice che si dirà in chiesa; e perchè ha consumati quei pochi danari che haveva, in medicamenti e nel mortorio, dice ritrovarsi in gran necessità, e desiderar di sapere se V. S. può farle la carità. Io gl'ho detto che gli farò sapere quanto V. S. mi risponderà.
      Non saprei come darle dimostrazione del contento che provo nel sentire che ella si va tuttavia conservando con sanità, se non col dirle che più godo del suo bene che del mio proprio, non solamente perchè l'amo quanto me medesima, ma perchè vo considerando che se io mi trovassi oppressa da infirmità o pure fossi levata dal mondo, poco o nulla importerebbe, perchè a poco o nulla son buona, dove che nella persona di V. S. sarebbe tutto l'opposito per moltissime ragioni, ma in particolare (oltre che giova e può giovare a molti) perchè con il grande intelletto e sapere che gl'ha concesso il Signor Iddio può servirlo et onorarlo infinitamente più di quello che non posso io; sì che, con questa considerazione, io vengo ad allegrarmi e godere del suo bene più che del mio proprio.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XV. Carteggio 1633
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 485

   





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