Questi dottori dicono di non haver mai trovato che si cominci una lite col sequestro, mentre ci sono stabili equivalenti; dove si vede chiaramente che Mons.r Vicario la vuole a suo modo. Io era consigliato d'allegarlo sospetto; ma perchè spero nella giustitia rettissima di Mons.r Arcivescovo, non ho voluto farlo: è bensì necessario che Sua Sig.ria Ill.ma tenga le mani addosso al Vicario, acciò io, fidandomi, non riceva danno. V. S. per sua benignità interponga il suo favore e m'aiuti, e, se si può, si levi il sequestro e si litighi conforme al dovere. Mi dicono tutti questi giudici che s'io appello a Roma, in due giorni haverò la sententia favorevole. Ora è il tempo, Sig.r mio gentilissimo, del suo patrocinio: spero dalla sua mano ogni bene, e la supplico di scusare la mia importunità. E per fine la riverisco di cuore.
Di Roma, li 6 9mbre 1633.
Di V. S. molto Ill.re et Ecc.maDevot.mo et Oblig.mo Ser.re
Giovanni Francesco Tolomei.
Fuori: Al molto Ill.re et Ecc.mo S.re P.ron mio Oss.moIl S.r Galileo Galilei.
Siena.
2772*.
MARIA CELESTE GALILEI a GALILEO in Siena.
Arcetri, 7 novembre 1633.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. XIII, car. 249. - Autografa.
Amatiss.mo Sig.r Padre,
Guccio oste, qua nostro vicino, viene in coteste bande per suoi negozii, et io con questa occasione scrivo a V. S. questi pochi versi, dicendole che se nell'ultima ch'io gli scrissi mi lodavo della fortuna che mi fece trovar gl'ortolani, i quali all'hora mi pareva di haver in pugno, adesso me ne lamento, perchè non volse che fossero il numero ch'io desideravo, sì come a quest'hora V. S. haverà veduto, et anco inteso dal Sig.r Geri.
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