Anzi (restando illesa la vita e l'onore) la grandezza dell'ingiurie mi è più presto di sollevamento(178), et è come una spetie(179) di vendetta, e l'infamia ricade sopra i traditori et i costituiti nel più sublime grado dell'ignoranza, madre della malignità, dell'invidia, della rabbia e di tutti gli altri vizii e peccati(180) scelerati e brutti. Bisogna che gl'amici assenti si contentino di queste generalità, perchè i particolari, che sono moltissimi, eccedono di troppo il potere esser racchiusi(181) in una lettera. Di tanto si contenti V. S., e si quieti e consoli nel mio essere ancora in stato di poter ridurre al netto le altre mie fatiche e pubblicarle.
L'avviso che tiene V. S. d'Argentina(182), mi è piaciuto assai, e riconosco l'onore dall'intercessione et indefessa vigilanza sua. Harei hauto gusto che 'l mio Dialogo fusse capitato in Lovanio in mano del Fromondo(183), il quale tra i filosofi non assoluti matematici mi par dei men duri. In Venezia un tal D. Antonio Rocco ha stampato in difesa dei placiti d'Aristotele, contro a quelle imputazioni che io gl'oppongo nel Dialogo(184): è purissimo peripatetico, e remotissimo dall'intender nulla di matematica nè d'astronomia, pieno di mordacità e di contumelie. Un altro Iesuita(185) intendo havere stampato in Roma per provare(186) la proposizione della mobilità della terra esser assolutamente eretica; ma questo non l'ho ancora veduto.
2902*.
LODOVICO BAITELLI a [FULGENZIO MICANZIO in Venezia].
Brescia, 10 marzo 1634.
Bibl. Naz. Fir.
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