Di nuovo, c'è in Roma un Gesuita(210), stato gran tempo in Oriente, quale, oltre al posseder 12 lingue, buona geometria etc., ha seco di gran belle cose, e fra l'altre una radica, quale si volta secondo gira il sole, e serve per horiolo perfettissimo. Questa è incastrata da lui in un pezzo di sughero, quale la tenghi libera sopra l'acqua, e sopra il sughero una lancetta di ferro che mostri le hore, con un calcolo per sapere qual ora sia in altre parti del mondo. Possiede dua radiche quali si tirano fra di loro come fa la calamita il ferro. Ha portato gran copie di manuscritti arabici e caldei, con una copiosa espositione di ieroglifici, e promette esporre tutto quello si contiene nella guglia del Popolo, quale afferma esser stata lavorata prima che fusse al mondo Abramo; e dice contenersi in quelli scritti gran segreti et istorie. A questo spettacolo di tante nuovità dovevo trovarmi ancor io, ma per mia cattiva sorte non potetti esservi a tempo, et il tutto scrivo per relatione del Sig.r Nardi, qual fu presente et insieme meco saluta V. S. con tutto il core. Nostro Signor Dio la conservi.
Roma, il dì 18 Marzo1634.
Di V. S. molto Ill.re et Ecc.ma
Condoni V. S. per grazia questo male scritto e dettato, ad una occupatione(211) che non mi dà tempo.
Aff.mo et Oblig.mo Se.reRaffaello Magiotti.
Fuori: Al molto Ill.re et Ecc.mo Sig.r e P.ron mio Col.moIl Sig.r Galileo Galilei.
Fiorenza.
2907.
FULGENZIO MICANZIO a GALILEO in Firenze.
Venezia, 18 marzo 1634.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. VI, T. XII, car.
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