Che poi tanti punti si causino da tutte le parallele, così nella perpendicolare come nella obliqua, questo non lo negarò, come anco nelle circonferenze concentriche; ma che perciò dovesse dirsi tanto longa l'una come l'altra, mentre volessimo compor le linee di punti, dico che la differenza di questi transiti può cagionare questo, potendosi credere che detti punti siano forsi più diradati nell'obliqua che nella perpendiculare. Tuttavia, comunque ciò sia, non mi pare di essere astretto a rispondere a questo, poichè assolutamente io non mi dichiaro di componere il continuo d'indivisibili, ma solo mostro che i continui hanno la proportione delli aggregati di questi indivisibili, non assumendo io se non le linee o punti di retto transito. So che vi è molto che dire, e perciò mi sono con il settimo libro disposto a mostrare altrimente le medesime cose, come V. S. Ecc.ma vedrà. Fra tanto mi scusi se non li do forsi quell'intera sodisfattione che vorrebbe, e mi favorischi, havendo qualche altra cosa da dirvi sopra, del suo parere, che mi sarà gratissimo.
Li mando le Lagrime del Panetio(453), havute in dono da un amico mio per lei: altre non ho potuto trovare(454). Mi stupisco che non si sia potuto haver il già mandato Dialogo(455) dal procaccio. E con tal fine li baccio affettuosamente le mani.
Di Bologna, alli 2 Ottobre 1634.
Di V. S. molto Ill.re et Ecc.maOb.mo Ser.re
F. Bon.ra Cavalieri.
2993*.
FULGENZIO MICANZIO a [GALILEO in Firenze].
Venezia, 7 ottobre 1634.
Bibl. Est. in Modena. Raccolta Campori.
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