D'Arcetri, li 3 di 9bre 1634.
Di V. S. molto Ill.reParat.mo et Obblig.mo Ser.re
Galileo Galilei.
Fuori: Al molto Ill.re Sig.re e Pad.ne Osser.moIl Sig.r Giov.i Taddei.
In sua mano.
3006.
FULGENZIO MICANZIO a [GALILEO in Firenze].
Venezia, 4 novembre 1634.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. VI, T. XII, car. 93. - Autografa.
Molt'Ill.re et Ecc.mo Sig.r, Sig.r Col.mo
La gratissima lettera di V. S. molto Ill.re et Ecc.ma di 21, che mi doveva essere data al tempo ordinario, non mi capitò se non il lunedì passato, 30 del mese, colli due discorsi Delle cose che stanno sopra l'acqua et il Saggiatore, che sarano colli Dialoghi fra le mie delitie; e ne rendo a V. S. quelle gratie che so e posso maggiori con eterna obligatione. Ho letto tutto il Saggiatore con il contento che non potrei mai esprimere. È gran cosa come Dio, la natura e lo studio, la facia osservare tutto, da tutto cavare specolationi altissime, nuove, singolari, fondate; et essa versi in che materia si voglia, non può non insegnare a chi non ha la superbia di credersi saputo o la malvagità d'invidiare l'altrui ingegno e lode. Ella ha trattato troppo modestamente con quell'insolente Sarsi. Ma, buono Dio, quante cose pellegrine gli è stato occasione di donare al mondo! Così farà nel Rocco, le cui postille la scongiuro seguire. Farò ristampare il discorso De insidentibus aquae, e forsi l'altro, opere che non debbono essere celate a' studiosi. Ma V. S. mi conoscerà importuno troppo; non posso far di meno: le confesso e giuro che come esco dalla lettura delle cose sue, non ci trovo che noia, et il repetere la lettura delle sue ha d'essere l'impiego di tutto il tempo che m'avanza.
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