Nel moto, alla cui cognitione diceva il nostro buon Padre Maestro Paulo che Dio e la natura haveva formato l'intelletto di V. S. unico sino alla nostra età, e che quello a che lei non fosse arrivata fosse inescogitabile, debbo aspettar sparso nelle sue opere quello che si può havere. Mi pare che sarebbe opera di gran charità verso l'humanità ridurre in uno tutti li discorsi di V. S., anco le lettere, ove ha scritto de specolationi, e comunicarle al mondo; e se io mi adoperassi in ciò, mi tenerei essere benemerito delle scienze. È l'ingegno di V. S. come le boteghe degl'orefici; ove si fanno li cancelli, aciò che nè anco la polvere si perda, perchè ha mescolato oro. Io non trovo così in altri.
Mentre scrivo, mi capita la sua gratissima di 4, che m'unge, poi punge. Come veggo cosa sua, salto d'allegrezza; ma ogni dilatione è pena. Le bacio di tutto affetto le mani.
Ven.a, 11 9bre 1634.
Di V. S. molto Ill.re et Ecc.maS.r Galileo.
Dev.mo Ser.reF. Fulgentio.
3012**.
GERI BOCCHINERI a GALILEO [in Arcetri].
Firenze, 14 novembre 1634.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. XI, car. 83. - Autografa. Alla lettera facciamo seguire il conto che il BOCCHINERI mandava con essa, e che è tuttora allegato (car. 84-85).
Molto Ill.re et Ecc.mo S.r mio Oss.mo
Speravo pure di poter venir da me a baciar le mani a V. S., doppo esser tornato di Siena et avanti che io vadia fra X giorni a Pisa; ma poichè fin hora ciò non mi riesce, non ho voluto differir da vantaggio, et supplisco con questa. Con la quale mando a V. S. distinto il conto delli S.di 250 che di Maggio passato ella mi fece risquotere dal S.r Taddei(498), con l'esito di essi nella compra della casetta et di quel più che V. S. mi ha ordinato; et perchè mi restavano in mano per saldo del conto soldi otto et denari otto, glieli mando hora: et così questo resta pari.
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