Fiorenza.
3028**.
FULGENZIO MICANZIO a [GALILEO in Firenze].
Venezia, 9 dicembre 1634.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. VI, T. XII, car. 101. - Autografa.
Molto Ill.re et Ecc.mo Sig.r Col.mo
Sono stato una grossa hora col S. Rocco. Li ragionamenti hanno versato per il più sopra V. S., di cui egli parla con quel maggior honore che si possi dare ad alcuno: l'antepone a quanti mai habbino filosofato; vi conosco però la tacita eccettione dell'Aristotele, come già il buon Cremonino. Li mostrai la postilla dell'infinito(553), che baciò molte volte. Ha spiriti assai liberi e specolationi buone, ma non comunicabili: in fatti è huomo ingenuo. Dell'havere scritto contro V. S. non ho potuto pescar che tre fini: la gloria d'intrar in lizza con sì glorioso campione, un soverchio amor e concetto d'Aristotele, e motione della sua Academia(554) molto numerosa e nobile, che li era sempre adosso col suo Aristotele, mal trattato da V. S. E.
Il mio amico della sfera Copernicana(555) legge il discorso De insidentibus. Venute le scritture accennatemi da lei(556), saremo su la stampa; ma la penuria d'operari è incredibile.
Mi scordo sempre dimandar a V. S. se ha fatta alcuna osservatione nelle stelle fisse, nel modo da lei inventato e descritto ne' suoi Dialoghi, e ciò che le sia riuscito, e se da quel gentillhuomo Bolognese(557) è stato ritrovata cosa di rilevo circa il variare della meridiana; perchè se si trova concordar col sistema Copernicano, a Dio Tholomaici.
Mi duole che il vetro mandato le habbia fatta così trista riuscita: ne farei fare de' pezzi a posta; ma se non habbiamo speranza di migliorare, è tempo perso.
| |
Firenze S. Rocco Aristotele Cremonino Aristotele Academia Aristotele Copernicana Dialoghi Bolognese Copernicano Dio Tholomaici
|