Mss. Gal., P. VI, T. XII, car. 103. - Autografa.
Molto Ill.re et Ecc.mo Sig.r e P.ron Col.mo
Ho inviato due volte a V. S. Ecc.ma il Dialogo dell'anima con Christo del Panetio(565); ma la mala fortuna non m'ha concesso ch'ella ne sia restata servita, per negligenza di chi l'havea in consegna. Questo secondo fu un mulattiero, che havea fidamente ricapitato le Lagrime che li mandai(566), ma in questo mi ha ingannato: è poi ito a Napoli; non ne posso sapere sino al suo ritorno.
Si diceva poi, nella lettera congiunta al libretto, come al suo dubio della scodella(567) pareami ancora si potesse risponder così: che nel concetto di tutte le linee di una figura piana o di tutti i piani di un corpo non si devono, secondo le mie definitioni, intendere le estreme, benchè parino del medesimo genere; poichè chiamo tutte le linee di una figura piana le communi settioni del piano segante la figura nel moto fatto da esso da un estremo a l'altro o da una tangente sino all'opposta tangente: hora, perchè il principio e termine del moto non è moto, perciò non si devono computare le estreme tangenti fra tutte le linee; e così non è meraviglia, intendendo l'istesso per i piani ne' solidi, che questi estremi restino diseguali, come nel suo essempio della scodella: il che si scorge(568) anco chiaramente se prendiamo il parallelepipedo fatto da tre linee proportionali et il cubo della media, come di tre linee che siano come 1, 2, 4; perchè essendo i solidi eguali, sono nondimeno le superficie ambienti diseguali, essendo quella del cubo di 2,24, et quella del parallelepipedo 28. Sì come dunque sta l'eguaglianza delle solidità con le disuguaglianze delle superficie ambienti, così sta l'egualità di tutti i piani di due solidi eguali, cioè l'egualità di tutte le linee di quei piani, con la disegualità di tutte le linee che giacciono(569) nelle superficie ambienti, senza alcun pregiuditio, essendo ciò conforme alle mie definitioni.
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Dialogo Christo Panetio Lagrime Napoli
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