Venezia, 30 dicembre 1634.
Bibl. Est. in Modena. Raccolta Campori. Autografi, B.a LXXX, n.° 115. - Autografa.
Molt'Ill.re et Ecc.mo Sig.r, Sig.r Col. mo
Ho sentito inesplicabile contento dal cenno che V. S. molto Ill.re et Ecc.ma mi fa, che vi sia speranza, col mezo di quel suo scolaro(599), ch'una volta si plachi questo cielo imperversato: il che succedendo, credo dovere ricevere di quelle consolationi che non le sa chi non le gusta.
Io vado fantasticando intorno la rarefattione e condensatione, ma non arrivo a cosa che mi sodisfacia; e però getto da bravo, e dico: Il maestro l'insegnarà, senza lambicarsi il cervello. La consideratione dell'infinito mi va aiutando molto, e mi leva gran tenebre dagl'occhi. Vi è nelle Vestigationi peripatetiche, di cui scrissi nella precedente(600), questa: che sostenendo con Aristotele la separatione dell'anima intellettiva, alla difficoltà dell'infinito numero rispetto all'eternità del mondo egli si sbriga in due modi: l'uno, che 'l moto non è eterno in Aristotele secondo il proprio sentimento, ma secundum opinionem vulgarem; l'altro, la transmigratione di corpo in corpo, ma del solo humano, con la conditione et ordine che la prima separata entri nell'ultimo formato. E cotesto è infatti un grand'huomo et un gran peripatetico! E non vuole poi V. S. che mi puzzino queste filosofie, se le comparo con la naturalezza e sincerità di quella di V. S.?
Habbiamo qui un freddo acutissimo, che mi fa troncare lo scrivere, ma non mai il desiderio di servirla e la continuatione in amarla et bramarle ogni contento.
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