Bologna, 6 febbraio 1635.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. VI, T. XII, car. 115-116. - Autografa.
Molto Ill.re et Ecc.mo Sig.r e P.ron Col.mo
Ho cercato con diligenza d'intender se alcuno sapesse della nuova stampa de' suoi Dialogi in lingua latina, et ho inteso che, se bene qua non ne sono capitati, nondimeno vi è chi l'ha saputa: se altro intenderò, l'aviserò. Io poi, già un pezo fa, mandai 2 copie del mio Specchio Ustorio(651), non mi ricordo se al Landini(652) overo al Padre Lutio, acciochè una ne fosse data a lei, e questo perchè ella mi scrisse che quella prima copia che li mandai li fu portata via da un gentilhuomo: non so poi se mai la ricevesse.
Quanto all'appendice intorno alla def. 5 del quinto(653), conforme che mi pare che inclini il suo parere, la lascierò stare, non havendo veramente alcuna connessione con l'opera, e differirò a più opportuna occasione il publicarla. Bene havevo gusto inserirla nella Geometria come cosa geometrica, e maggiormente che non so se più stampare di simil materie, che da molti sono aborrite, da pochi viste e da pochissimi apprezzate, e tanto più che mi pare, se bene ho fatto poco, d'haver fatto assai, riguardando alla debolezza dell'ingegno mio; per la quale so sicuro che li riesce oscura la mia Geometria, e non perchè per la vecchiaia ella sia impotente ad intendere le cose difficili, quando siano trattate con quei termini che si deve. Ma la gran congruenza trovata nelle conclusioni dedotte da quel principio, mi ha dato animo di metterlo, e maggiormente mentre soggiungo nel libro 7 novi principii per dimostrare tutto quello che dal detto principio per via dell'indivisibili ho già dedotto nelli antecedenti libri.
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