Poso la penna, inetta a scriver di V. S. molto Ill.re, e mi ritiro ad ammirare e contemplar tra me stesso le sue virtù, ma non senza prima riverirla con tutto il cuore e baciarle con l'ossequio che devo le mani.
Roma, li 9 Febbraio 1635.
Di V. S. molto Ill.re[S.r] Galilei. Firenze.
Divotiss.o et Obligat.mo Serv.rePier Batta Borghi.
3075.
FULGENZIO MICANZIO a [GALILEO in Firenze].
Venezia, 10 febbraio 1635.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. VI, T. XII, car. 119. - Autografa.
Molt'Ill.re et Ecc.mo Sig.r, Sig.r Col.mo
Ricevo la gratissima lettera di V. S. molto Ill.re et Ecc.ma di 3, con li due fogli che mi mancano nella Risposta al Colombo(665).
Lo dispazzo passato(666) le diedi aviso della ricevuta delli altri 3 fogli del primo Dialogo, che sono in tutto 6. È qui il Sig.r Argoli(667), Mathematico di Padova: mi ho presa licenza di farglili vedere, perchè è un galant'huomo e da bene, e che più volte m'ha parlato di V. S. come deve fare un huomo da bene, e honora la virtù e detesta la malignità. L'aspetto domatina per discorrere seco di quest'opera, certo degna di ammiratione e d'altra ricompensa che questo secolo non porta; ma l'huomo virtuoso opera per la virtù, e si contenta giovare senza premio. V. S. però haverà certissimo quello della gloria. Nella figura del moto delli due poligoni essagoni(668) mi pare errata una lettera: se sarà così, ne mandarò a V. S. copia per correggerla. Nell'ultimo foglio non ho trovato errore che d'una clausoletta replicata e mancamento di un non.
Uno di questi giorni venni a proposito col P. Inquisitore(669) di ristampare il Discorso delle cose che galleggiano.
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