Ignosce, et vale, vir magne.
5 Febr.(688) 1635.
3081**.
FULGENZIO MICANZIO a GALILEO [in Firenze].
Venezia, 17 febbraio 1635.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. VI, T. XII, car. 121. - Autografa.
Molt'Ill.re et Ecc.mo Sig.r, Sig.r Col.mo
La perversità de' tempi ha cagionato che dal Natale in qua mai habbiamo le lettere se non col trasporto d'una settimana più tardi; e di qui è che V. S. molto Ill.re et Ecc.ma non hebbe a' suoi tempi l'aviso della ricevuta de' fogli, c'haverà di puoi havuta. Quella di V. S. di 27 passato mi capitò solamente marte passato, 13 di questo.
Fui col Sig.r Argoli(689), ma non col S.r Cav.r Ville(690) ingegnero (questo è un Franzese qui stipendiato, che si dice esser gran matematico e valer nelle mecaniche(691)), con cui sarò, passati questi bagordi. La sostanza del discorso del Sig.r Argoli fu, doppo le lodi delle inventioni e novità, che vede pensieri sotilissimi con paradossi. Ciascuno aprende secondo il suo cervello. L'impedimento della materia eterna, che V. S. considera nel principio, a me pare cosa tanto certa, con tutte le considerationi che l'accompagnano, che mi pare vederla con gl'occhi. Il S.r Argoli non stima potersene havere scienza, perchè versa ne' particolari. Dubbita anco nel moto dei poligoni con tanti vacui; ma non havemo havuto tempo che mi ressolvesse la demostratione. A me pare tanto viva la demostratione trasportata dai poligoni alli circoli, che sto fermo nel detto del S.r Sagredo(692); che per la rarefattione e condensatione, so certo non essere stata detta sin hora cosa che vaglia al pari di queste.
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