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      E se i miei infortunii m'hanno a fruttare di queste dolcezze, trovino pure nuove machine i miei nimici, che io sempre gliene renderò grazie.
      Ho detto, Ill.mo mio Sig.re, che non spero sollevamento alcuno, e questo perchè non ho commesso delitto nissuno. Potrei sperare e ottener grazia e perdono s'io havessi errato, che i falli son la materia sopra la quale può il Principe esercitar le grazie e gl'indulti, dove che sopra uno innocentemente condennato convien, per coperta d'haver iuridicamente operato, mantenere il rigore; il quale (credami pure V. S. Ill.ma, anco per sua consolazione) m'affligge meno di quel che altri può credere, perchè due conforti m'assistono perpetuamente: l'uno è(696) che nella lettura di tutte l'opere mie non sarà chi trovar possa pur minima ombra di cosa che declini dalla pietà e dalla riverenza di S.ta Chiesa; l'altro è la propria coscienza, da me solo pienamente conosciuta in terra, e in Cielo(697) da Dio, che ben comprende che nella causa per la quale io patisco, molti ben più dottamente, ma niuno, anco dei Santi Padri, più piamente nè con maggior zelo verso S.ta Chiesa, nè in somma con più santa intenzione di me, havrebbe potuto procedere e parlare: la qual mia religiosissima e santissima mente, quanto più limpida apparirebbe quando fussero esposte in palese le calunnie, le fraudi, gli strattagemmi e gl'inganni, che 18 anni fa furono usati in Roma per abbarbagliar la vista ai superiori! Ma non ci è al presente bisogno appresso di lei altre maggiori giustificazioni della mia sincerità, che per sua grazia ha letti i miei scritti, e può in essi ben haver compreso qual sia stato il vero e real motor primo, che sotto simulata maschera di religione mi ha mosso guerra e che continuamente mi va assediando e trincerando in maniera tutti i passi, che nè di fuora mi possano venir soccorsi, nè io posso più sortire a mie difese; essendo espresso ordine a tutti gl'Inquisitori di non permettere che si ristampi nissuna delle opere mie, già molti anni sono stampate, nè che si licenzi nissuna ch'io volessi di nuovo stampare: tal che a me conviene non solamente succumbere e tacere alle opposizioni in sì gran numero fattemi, in materie pure naturali, per supprimer la dottrina e propalar la mia ignoranza, ma conviene inghiottire gli scherni, le mordacità e l'ingiurie, da genti più di me ignoranti temerariamente usatimi.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XVI. Carteggio 1634-1636
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 744

   





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