Non si può far altro; il tropo splendore, come ferisce in ochio tenebricoso, lo cecutisce: questo è effetto di natura; et V. S. è bene il maestro che discuopre gl'intimi secreti di lei, ma evacuarne gli effetti, dubito che non si possi.
Io medesmamente sono stato stretto da accidenti del mondo, di vivere quasi due decine di anni in turbulentie di litigii, si può dir da inimico, con due vescovi Giustiniani(704), per interessi così miei come dela chiesa e dela città di Treviso; e seben non son restato soccombente se non nel dispendio, ho però perso la vigoria dela buona salute et il tempo che io haveva genio di applicare ad altro. Patientia! Hora, dopo che il Giustiniano(705) è passato, senza morire, a miglior vita, cioè al vescovato di Brescia, io son pure alquanto ritirato dai negocii; et godendo per il più la quiete di villa, ho dato di mano a rinovare i vechi studii. Et al presente mi è venuto fatto, con gran ventura, che il P. M. Fulgentio mi communichi li fogli del Dialogo che V. S. Ecc.ma gli ha ultimamente mandato, li quali seben contengono cose che in parte io ho imbevuto già tanto tempo dala sua bocca, tuttavia ne son rimaso soprafatto in modo, che non posso finire di starne in estrema admiratione; admiratione che non torbida nè confonde, ma distingue e mette in chiaro, mercè dela facilità et nettezza con la quale ella rappresenta e dilucida quello che è tanto oscuro e così remoto dal senso.
Veramente, come ella insegna, l'indivisibile non si apprende dal nostro concetto, nè l'infinito, nè l'immenso, seben con questi due termini mi par che vogliamo significare più tosto l'infinibile e l'immensurabile.
| |
Giustiniani Treviso Giustiniano Brescia Fulgentio Dialogo
|