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      Quel terminari termino alieno de l'humido, o, per dir bene, del fluido, proviene da l'essere per sè stesso infinito, ma finibile. Anche il radio dela luce per sè stesso è infinito. Il numero non può essere infinito, che non sarebe numero; ma la progression de' numeri è ben ella infinita di sua natura, et finibile solamente per concetto nostro. Anche la rettitudine (non dico il retto) si apprende per infinita, ma finibile, et la circonferentia all'incontro si apprende per finita, ma infinibile; et così la magnitudine continua di sua natura è indivisa, infinita et immensa, ma quanto più grande si apprende, tanto è più divisibile, finibile et mensurabile. Ma il punto, sì come è indiviso et indivisibile, così è infinito et infinibile, immenso et immensurabile.
      Et però dubito che non si adatti a bastanza il transito di comparatione che si fa dal poligono di moltissimi lati al circolo, imaginandolo di infiniti; perchè se ben in quantità si va prossimando alla misura, nela specie però dela figura si va sempre più allontanando, chè il poligono di mille lati mi pare più differente dal circolo che non è il triangolo, tanto quanto mille è più differente da l'uno che non è tre.
      [vedi figura 3085a.gif] Questa medesima consideratione m'induce qualche scrupolo sopra le demostrationi introdutte, che la circonferentia maggiore sii eguale alla circonferentia minore et anche al centro, perchè io admetto bene questo assumto che magnitudines in spacio stantes eodem seu aequali sint aequales, ma mi pare che magnitudines in idem spacium coeuntes etiam eodem tempore possint esse non aequales, nempe si coeant celeritate inaequali, come nel caso de la demostratione.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XVI. Carteggio 1634-1636
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 744