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      S'intenderà che la nostra connizione, la quale è finita, s'imagina che in qualunque quantità assonta finita saranno più capelli che huomini, ogni affermatione impportando fine di quantità, essendo l'affermatione contraria alla negatione; ma la negatione è la connitione che habbiamo dal'infinito, e quando diciamo essere tanti capelli come huomini è affermare egualità e connizione(716) della convenienza delle quantità; et questa denota fine. Se dirà, che dicendo esser più capelli che huomini, si afferma diseguaglianza, donche fine. È vero; ma si concediamo che ogni affermatione che si fa è del finito, è più conveniente alla ragione, quando si ha d'affermare, dire che sono più capelli che huomini, perchè tale è la connizione nostra.
      Che l'unità sia l'infinito(717), non mi pare vero, perchè l'unità, in tanto che divisibile, vuol dire una cosa divisibile, ma non infinita; e questa è divisibile non in parti infinite eguali a una terza o fra di loro, ma in parti divisibili proportionalmente in infinito, come in tre i tersi e questi in altri, cossì in quarti e questi in altri etc., in infinito, ma non si dividerà in infinite aliquote: et questo è essere un continuo, ma non un infinito, perchè uno si può dividere in duoi mesi, et essendo pigliato un meso duoi volte, è pigliato il tutto; cossì di tersi e di qual si voglia altra parte; et queste divisioni sono possibili: donche non è infinito, perchè l'infinito non è divisibile in nissune parti aliquote. Dipoi, nel'infinito, qual si voglia quantità finita che si pigli quante volte si voglia, non si piglia mai il tutto, anzi resta sempre infinito: tutto questo è contrario al'unità.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XVI. Carteggio 1634-1636
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 744