Se non fosse il non crear a V. S. disturbi, che non conviene, di già so quello haverei fatto: ma lasciar perir cose tali, non lo farà tutto l'inferno, se vi si mettesse. Dio la conservi, e le bacio con ogni affetto le mani.
Ven.a, 3 Marzo 1635.
Di V. S. molto Ill.re et Ecc.maS.r Galileo.
Dev.mo Ser.rF. Fulgentio.
3088.
FULGENZIO MICANZIO a GALILEO [in Firenze].
Venezia, 10 marzo 1635.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. VI, T. XII, car. 133. - Autografa.
Molt'Ill.re et Ecc.mo Sig.r, Sig.r Col.mo
Non ho queste due settimane lettere di V. S. molto Ill.re et Ecc.ma: niente importa, purchè stia bene, come di tutto cuore le bramo.
Non ho anco veduto lo scritto promessomi dal S.r Cav.r Villes(727). Habbiamo discorso sopra le nuove speculationi et ammirande delli fogli del Dialogo di V. S. il Sig.r Aproino et io: s'accordiamo nell'ammiratione delle inventioni e nel confessarle incomparabili; ma perchè habbiamo da lei imparata la libertà del giudicio, discordiamo amorosamente nell'opinioni. Egli non può assentire all'infinito et indivisibile, io vi sono fisso: egli nel numero non admette l'infinito, io li dico che non trovo che più ci sia il ternario o 'l quaternario di quello ci sia l'infinito. Nelle figure poligone egli dice, che quanto più si scostiamo dal triangolo, tanto meno s'accostiamo alla similitudine del circolo: io non capisco come il circolo non corrisponda ad un poligono d'infiniti lati, se ci fosse. Egli ne scriverà a V. S.(728) Ma io me ne sto col gusto, perchè nelle mathematiche sono col solo desiderio, sendo hormai 40 anni c'ho perduto tempo in studii di parole senza imparar mai cose.
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