Dove io dico di no; e talmente dico di no, che potrebbe anco accadere che e' non potesse regger sè stesso, ma che il peso proprio lo fiaccasse: avendo io con necessaria dimostrazione meccanica provato, esser impossibile che due figure solide fatte dell'istessa materia, e che tra di loro sieno simili e diseguali, sieno simili nella robustezza, ma che sempre a proporzione saranno le maggiori più deboli; di modo che, se averemo, v. gr., un'asta di legno di tal grossezza e lunghezza, che fitta in un muro, parallela all'orizonte, resti senza fiaccarsi dal proprio peso, ma che una grossezza di capello che fusse più lunga si rompesse, dico tale asta, tra le infinite che si possono fare simili a lei del medesimo legno, esser unica che resti sul confine tra il sostenersi e il rompersi; sicchè nessuna delle maggiori di lei potranno reggersi, ma necessariamente si fiaccheranno; ma le minori reggeranno sè stesse, e qualche altro peso di più: talchè se vorremo pigliare un'asta, più lunga della detta e che sia potente a reggere sè stessa, bisogna alterare la proporzione, e farla più grossa di quel che ricercherebbe la similitudine delle figure. Ora, della cagione per la quale la resistenza al rompersi ne' solidi simili non cresca secondo le grandezze loro, io lo provo con necessaria dimostrazione; dimostro ancora, qual proporzione è quella che la robustezza osserva nell'accrescimento delle figure; e finalmente dimostro, nell'allungare la figura, quanto si debba alterare ed accrescere più la grossezza che la lunghezza, acciò la robustezza si augumenti ancora nelle figure maggiori a proporzione delle minori.
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