Ma tengo per fermo e veggo impegnarsi in modo nella sua protettione chi potrà sollevarlo, che non mi so immaginar pericolo, con tutto che conosca l'iniquità e la perfidia di chi l'ha travagliata.
Lessi la risposta al Cavallier de Villes(829), et vidi quello che è, cioè che portarebbe la spesa che cadauno facesse delle oppositioni alle sue divine speculationi, perchè è sempre con qualche grande profitto di chi legge le risposte. Ancora non ho veduto nè so dove sia il detto Cavalliere, per recapitarli la lettera. Ma quanto le scrissi è verissimo, che egli è persona molto ingenua, e parla di lei come del Dio delle scienze matthematiche; et al modo del parlare degl'altri ben m'accorgo che non finge, perchè le sue frasi sono che quanto vien dalla pena di V. S. tutto è oro finissimo(830).
Quella sua poca pensione(831), cioè la rata d'i 20 scudi maturata al Marzo passato, è riscossa; ma l'alzamento delle monete qui la riduce a niente, perchè 20 scudi si pagano con 14 di quelli che al suo tempo erano sette lire l'uno. V. S. può disponerne a suo piacere.
Ella ha qui più amici cordiali e sinceri, che l'amano tenerissimamente, che non crede, e che parlano delle sue persecutioni assai liberamente; e spesso io vengo ricercato se ancora quei traditori et assassini travaglino il S.r Galileo e si credono di opprimer la verità. Si consoli, e mi riami, sicome io amo lei cordialissimamente e vorrei haver la felicità di servirla in qualche conto. E con tal fine le bacio le mani.
Ven.a, 5 Maggio 1635.
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