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      La cortesia e benignità di V. S. gradisca almeno il debole affetto di un suo divotissimo servitore.
      Sento al vivo la solitudine continua di V. S., a cui l'età passata così ben spesa dovea haver compra a danari contanti una quietissima e felicissima vecchiaia. Noi vediamo il mondo pien di falliti; et è oramai cosa ordinaria, che quando qualche poveraccio s'ha raccolti quattro baiocchi con la sua industria, sperando poi riposarsi, fallisce un mercante e resta colui in bianco. Si suda a studiare, a trovare cose giovevoli al genere umano, e trovate si communicano, sperando ritrarne quiete et onore, et in iscambio se n'ha persecuzioni e travagli.
      Ma saria pur pazzo chi avesse per fine de' suoi studii e fatiche non la sodisfazione di sè medesimo, ma quella di altrui o la speranza di doverne essere ben voluto. Il mondo è pieno di Narcisi, che, amatori di sè medesimi, sprezzano et odiano altrui, e perciò cercano estinguere il lume delle virtù che in altri risplende, acciò da esso non siano scoperti i loro vizii. La solitudine di.V. S., che pare le pesi, sarà gloriosa a V. S. et utile a' posteri, malgrado di chi per invidia l'ha procurata; e volesse Dio che io potessi servirle in essa, perchè più avventurato mi terrei di gran lunga se vivendo solitario potessi fuggir la noia che mi danno l'avarizia, l'infingardaggine, il lusso, l'infedeltà, il caos de' vizi, che alloggia tra le genti di corte, i quali, quando non mi dessero altro fastidio, mi fanno morir di voglia di satirizare. Abbi pazienza, Sig.r Galilei, e mi lasci dire quel che sento.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XVI. Carteggio 1634-1636
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 744

   





Narcisi Dio Galilei