Habbiamo poi discorso assai intorno a quella mia operetta algebratica(986), e glie n'ho data la copia finita più di tutte. Ho inteso da lui che il Sig.r Mario(987) principalmente, come quello che mi ama soverchio, vorrebbe vedere opera dalla mia mano di maggiore pregio, e non stima questa degna delle stampe. Mi rimetto assolutamente in quello che terminaranno dopo il ritorno del Padre Francesco, il quale (e non posso credere che m'inganni) mostra stimare la novità della materia, come fanno ancora qui tutti questi professori, e li piace assai la facilità del mio modo di lavorare. Tuttavia spesso vado replicando il detto di quel grand'huomo: Neque ita mihi mea placent, ut non perpendam quid alii iudicaturi sint, e massime cotesti Signori miei padroni, che so che mi amano e intendono, a' quali in tutto e per tutto mi rimetto, con l'assistenza di V. S. molto Ill.reDel nostro Sig.r Ambasciatore ho detto al Padre Francesco quanto passa, e mi rimetto a quanto lui li dirà a bocca. Il Ser.mo Sig.r Card.l di Savoia(988) ha fatti honori straordinariissimi al nostro Mons.r Ciampoli, e mi viene scritto dalla S.a Casa che pareva che S. A. non tenesse conto di nessuno altro. Qua si spera che li sarà mutato il governo in meglio dalla benignità di questi Padroni. Nel resto io sto bene di sanità, e tutto tutto suo sempre sempre; e li fo riverenza.
Di Roma, il 17 d'8bre 1635.
Di V. S. molto Ill.re
Si è fatta un poco di distribuzione di provisioni dello Studio, e a me è toccata una ventina di scudi di augumento; e sono in maneggio di ottenere una pensioncella, di quelle che non si riscuotono mai.
| |
Mario Padre Francesco Neque Ambasciatore Padre Francesco Card Savoia Mons Ciampoli Casa Padroni Roma Studio
|