Intesa questa risposta, e temendo che sia contraria a quello che V. S. desidera, rengraziai la cortesia, e dissi che gliene darei avviso, sì come fo. Soggiungho che il S.re Cardinale è tutto suo, l'ama di core e la stima molto, e vorrebbe vederla qualche volta. Era presente il S.re Magno(1206), che s'accordò meco a parlare male di lei; e se io feci il tenore, egli fece il contrapunto.
Veggha V. S. quello che vorrà ch'io faccia. Giudico che, non si trattando di cosa heretica, ma solo d'invidia e malignità, si potrebbe confidarli il caso; con tutto ciò me ne remetto alla sua voluntà e prudenza, assicurandola che neanco mi son lasciato conoscere, non ch'intendere, d'una minima parola, nè lo farò. Ma ben metto in consideratione che costì, e qua ancora, sono teologi d'altre religioni che di quella; a chi credo che il S.re Cardinale ne comanderebbe la revisione, quando confidentemente V. S. gli parlassi del negozio, e tanto più se interessasse in esso il S.re Principe nostro(1207): almeno credo che quando non volesse farlo, lo celerebbe, e tacerebbe per non nuocere. Tuttavia dico di nuovo e concludo che me ne remetto alla sua prudenza: e qui annessa metto una patente(1208), stampata a Nikilzburg, nella quale troverà V. S. tre sorte di caratteri; et a me pare che il corsivo della sottoscritione non sia malo. Nel resto comandi, che sarà servita con puntualità, e mi tengha in sua grazia.
Olmitz, alli 28 di Genn.o 1636.
Di V. S. molto Ill.reDevot.mo e Vero Aff.mo Serv.re
Ant.° Miniati.
3254*.
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