Sufficit nimirum illi in hoc tempore iudicium saniorum paucorum, apud posteros, cum obtrectationis invidia decesserit, luculentissimum industriae testimonium consecuturo. Quod enim Demosthenes de rebus gestis veterum Atheniensium dicere solebat, laudatorem iis dignum esse solummodo tempus(1217), id de magno quoque Galilaeo non absurde pronunciaveris. Hostium eius degeneres obtrectationes oblivio mox obruet; ipse, per ingenii divini monumenta posteritati monstratus (nec me fallit augurium), superstes erit. Utut sit, iacta alea est; et si vel iniquo nostram transalpinorum hominum diligentiam animo vir summus est excepturus, impune certe peccaverimus, ut in absentem. Vale, iucundissime mi Robertine, et, quod facis, mihi meisque favere perge.
Scr. Aug. Treb., Calend. Febr. 1636.
3258*.
GALILEO a ..........
Arcetri, 2 febbraio 1636.
La presente fu pubblicata dal CAMPORI, Carteggio Galileano inedito, pag. 602, con la seguente avvertenza: "Questa lettera, tratta da una copia dell'Ab. Fontani, è la sola di Galileo di cui possiamo decorare il volume. Il Fontani notò in margine essere la medesima ricavata dalle carte della Segreteria e indiritta al Balì Cioli. A lui infatti pare che Galileo rivolga nel principio le sue parole, mentre nel fine accenna a più persone, che saranno probabilmente i segretari di Sua Altezza, come li chiamavano". Noi abbiamo inutilmente cercato questa lettera sia nelle Filze dell'Archivio di Stato in Firenze, sia nel cod. Ashburnhamiano 1850 della Biblioteca Medicea Laurenziana, che contiene la raccolta di lettere galileiane messa insieme, in copie, da FRANCESCO FONTANI (cfr. l'informazione del n.° 2482).
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