Circa poi il mio pensiero intorno lo specchio di Archimede, sto aspettando il suo senso, che poi sodisfarò all'obligatione fattami di palesarglielo: e per hora non dirò altro, solo se si abbocca col Padre B.mo nostro Generale(1235), che voglia ricordarmeli servitore, e dirli ciò che di me li parrà espediente. Con che fine li bacio affettuosamente le mani.
Di Bologna, alli 12 Feb.ro 1636.
Di V. S. molto Ill.re et Ecc.maOb.mo Ser.re
F. Bon.ra Cav.ri
Fuori: Al molto Ill.re et Ecc.mo Sig.r e P.ron Col.mo[Il Si]g.r Galileo Gal.ei
Firenze.
3264*.
GIO. PAOLO CASATI a GIANNANTONIO ROCCA [in Reggio].
Pavia, 13 febbraio 1636.
Dalla pag. 59 dell'opera citata nell'informazione premessa al n.° 3053.
.... Gratissime mi sono le nuove che mi dà del P. Lettor di Matematica di Bologna(1236), alle quali aggiungerò, havermi detto Padre scritto esserli stato proposto dal Sig. Galilei, a nome del G. Duca, che s'avesse voluto ridurre in pratica il specchio ustorio da lui inventato(1237), si proferiva alla spesa. Sta però detto Padre irresoluto; ed io crederò che difficilmente farà risoluzione alcuna, poichè l'opposizione che già V. S. mi fece a Bologna è di gran forza....
3265**.
ALESSANDRO NINCI a [GALILEO in Arcetri].
S. Maria a Campoli, 28 febbraio 1636.
Bibl. Naz. Fir. Appendice ai Mss. Gal., Filza Favaro A, car. 113. - Autografa.
Molto Ill.re Sig.r mio P.ron Col.mo
Ier mattina ricevetti da Giulio(1238) una lettera scrittami di Roma, dove egli dice essersi messo a bottegha, nella quale, oltre a molte favole, mostra tanta premura di voler sodisfare al debito che tiene con V. S., che chi non lo conoscessi per scialaquatore di parole forse gli crederebbe qualche cosa; ma io, che a mie spese ho imparato a conoscierlo, fo di lui e delle sue cose quel capitale che io devo.
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