La mia longa purga, accompagnata da continue flussioni, mi ha sin hora impedito dal poter servire V. S. Ecc.ma in quello a che di già mi sono obligato e che tanto bramavo, restando non meno per questo mortificato, che afflitto dalla podagra. Io non sono per anco libero; ma tuttavia potendo alquanto adoprar le mani, le ho volsuto subito impiegare a pagare questo debito. Prima però li devo dire circa le lettere del Ser.mo G. D. e dell'E.mo Sig.r Cardinale(1250), che le ho trattenute sino alla presente settimana, havendole finalmente inviate solo mercoledì prossimo passato, e ciò perchè volevo accompagnarle con una mia lettera all'Em.mo Aldobrandini, con la quale venissi a levare in parte l'ombra che poteva partorire il mandarli, senza una tale necessità, lettere raccommandatitie; nè potendo io per inanzi scrivere, m'è convenuto sin hora differire l'inviarle al detto Eminentissimo. So che io sono in obligo ringratiare l'uno e l'altro Ser.mo Patrone, ma hora mi trovo malamente atto a potere scriver molto; che perciò, venendo l'occasione, la vorrei pregare a fare mia scusa. Differisco questo adunque sino a miglior stato di sanità, sperando che per appunto alhora havrò anco la risposta dell'Em.mo Aldobrandini. Mi sono state carissime dette lettere, ma credo che mi sarà di bisogno un gagliardissimo offittio appresso il detto Em.mo Aldobrandini, fatto, se è possibile, a bocca (che molto verria commodo, se fosse vera l'andata in breve a Roma dell'Em.mo Cardinale(1251) di costì), poichè quel Padre Teatino ha talmente preso la protettione di questo frate del quale già li scrissi, per tenermi uno stecco nelli occhi e continuamente inquietato, che non ci vol di manco per potermene liberare.
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